Donato D’Antonio chitarra e Vanni Montanari flauto
Carlos Guastavino Encantamiento (1965)
1912-2000 da: Seis Canciones de Cuna
arr. Paolo Geminiani
Alberto Evaristo Ginastera Impresiones de la puna (1934)
1916-1983 arr. Paolo Geminiani
– Quena
– Canción
– Danza
Astor Pantaléon Piazzolla Poema Valseado (1968)
1921-1992 da Maria de Buenos Aires
arr. Ryuji Kunimatsu
Revirado (1963)
Histoire du tango (1986)
– Bordel 1900
– Café 1930
– Nightclub 1960
– Concert d’aujourd’hui
Tan Dun Memories in Watercolor (1979)
(1957-) arr. Paolo Geminiani
– Red Wilderness
– Blue Nun
– Staccato Beans
Chen Yi Three Bagatelles from China West (2006)
(1953-) – Shan Ge
– Nai Guon Hou
– Dou Duo
Mauro Montalbetti Asamashi II (2019)
(1969-) per flauto di ceramica e chitarra
Argentina e Oriente possono essere due luoghi fisici e allo stesso tempo metafisici, in apparenza non direttamente collegati fra loro ma, come spesso accade nelle arti, ricchi di associazioni e suggestioni. Il titolo in spagnolo è una dedica al compositore argentino Astor Piazzolla, di cui nel 2021 si è celebrato il centenario della nascita.
Il duo, che pubblica il suo terzo cd, suona assieme dal 1996 e in questi venticinque anni ha indagato ed eseguito in concerto gran parte del repertorio pubblicato per flauto e chitarra. Particolare attenzione è stata dedicata alla letteratura del ‘900 e contemporanea, con il conforto anche del fruttuoso rapporto di collaborazione con molti compositori, tra i quali: Paolo Geminiani, Marco Biscarini, Shaefer Mahoney, Martin Queràlto, Hideiko Hinohara, Mauro Montalbetti.
Impresiones de la Puna, una delle tre opere da camera con flauto (oltre ai Cantos del Tucumán e il Duo per flauto e oboe), del compositore argentino Alberto Ginastera (1916-1983), scritta nel 1934 (ad appena 18 anni) e ritirata dal catalogo dallo stesso Ginastera, è stata solo recentemente reintegrata al repertorio.Consta di tre brevi movimenti e mostra una riuscita fusione fra elementi del folclore musicale argentino e linguaggio compositivo “colto”, in particolare di stile impressionista.
Il primo movimento, Quena, lento e di carattere contemplativo, allude all’omonimo strumento di epoca precoloniale: un flauto a sei o sette fori, spesso in canna di bambù, diffuso nella regione della Puna, altopiano desertico esteso fra l’Argentina settentrionale e il Cile. In Quena, l’utilizzo della scala pentatonica e l’andamento rapsodico della linea del flauto richiamano la tradizione musicale locale.
Il secondo movimento, Canción, anch’esso lento, presenta delle peculiarità non soltanto per la citazione del ritmo d’accompagnamento in 6/8 della zamba, danza argentina tradizionale in tempo moderato i cui passi mimano il corteggiamento fra uomo e donna, ma anche per la sua sezione centrale, definita Yaraví dal compositore: si tratta di un chiaro riferimento al yaraví, genere lirico tradizionale di tema amoroso, derivato dal più antico harawí di origine incaica.
La composizione si conclude con Danza, movimento nettamente più rapido dei precedenti, in cui la rielaborazione dell’elemento popolare è costituita dalla ripetizione ostinata di ottavi in una battuta in 6/8. Secondo la letteratura specialistica sulla produzione ginasteriana, tale disegno ritmico corrisponde a una stilizzazione del malambo, danza tradizionale maschile, simbolo di forza e virilità, realizzata individualmente o da due uomini in competizione fra loro. Composta per flauto e quartetto d’archi, Impresiones de la Puna è qui proposta in un arrangiamento per chitarra e flauto a cura degli interpreti, in collaborazione con Paolo Geminiani.
Definito lo “Schubert della Pampa”, il compositore Carlos Guastavino (1912-2000) ha dedicato una cospicua parte della sua produzione al repertorio cameristico per voce e pianoforte, spesso a partire da testi di grandi poeti contemporanei come lo spagnolo Rafael Alberti (1902-1999) o l’argentino León Benarós (1915-2012).
Encantamiento, quarta delle Seis canciones de cuna (1943) su testi della poetessa cilena Gabriela Mistral (1889-1957), premio Nobel per la letteratura nel 1945, si caratterizza per una profonda aderenza fra parola e musica e per l’uguale importanza affidata al canto e allo strumento. In Encantamiento, la facilità della linea melodica si unisce alla profondità del contenuto poetico, dando vita a un ambiente musicale dal forte potere evocativo.
L’arrangiamento per flauto e chitarra proposto in questo disco è di Roberto Lara.
Anche il linguaggio compositivo di Astor Piazzolla (1921-1992), allievo di Ginastera e della grande didatta francese Nadia Boulanger (1887-1979), presenta una felice commistione di elementi della musica popolare e della musica “colta”. Con Piazzolla, il tango si afferma come genere musicale autonomo; l’Histoire du Tango (1986), opera in quattro movimenti originariamente scritta per chitarra e flauto, ripercorre la sua evoluzione.
I primi due movimenti, Bordel 1900 e Café 1930 sono legati a uno stile conservatore del genere, riflesso di una fase in cui il tango era considerato essenzialmente come un ballo (persino di dubbia moralità). Con Nightclub 1960 e Concert d’aujourd’hui, tuttavia, Piazzolla conduce l’uditore ad un ascolto sempre più articolato e complesso, in cui sono percepibili l’influenza del jazz e delle tecniche strumentali contemporanee, specialmente al flauto.
Nel disco sono inclusi altri due brani del compositore argentino: Revirado (1963), di più rara esecuzione e dal contrappunto energico e vivace, qui nell’arrangiamento di John Hagedorn dalla versione di Piazzola per il suo Quinteto Nuevo Tango, e Poema Valseado, estratto dall’opera tango María de Buenos Aires (1968, su libretto di Horacio Ferrer), nell’arrangiamento di Ryuji Kunimatsu dall’originale per voce e orchestra di tango. (Salvatore Sclafani, dicembre 2021)
I tre brani che concludono il CD sono molto recenti e, pur essendo profondamente diversi fra loro, affondano tutti le loro radici nella millenaria tradizione musicale orientale e si esprimono con suoni contemporanei.
Il primo è una trascrizione di Paolo Geminiani di Memories in Watercolor (1978) del compositore cinese Tan Dun, che qui utilizza canzoni e temi popolari appartenenti ai suoi ricordi d’infanzia. Vincitore di un Oscar e di un Grammy, Tan Dun è noto soprattutto per essere l’autore di meravigliose colonne sonore cinematografiche, come quelle per La tigre e il dragone di Ang Lee e Hero di Zhang Yimou.
Seguono due brani registrati live l’8 settembre 2020 al Museo Carlo Zauli di Faenza in occasione del concerto per il Festival Ossessioni – IV edizione.
Nel primo, Three bagattelles from China West per flauto e chitarra (2014) della compositrice Chen Yi, è evidente la ricerca timbrica su strumenti musicali della tradizione cinese, come ad esempio il lerong e il bawu. Chen Yi, che nel 1986 è stata la prima donna a conseguire un master in composizione in Cina, fonde nei suoi lavori le tradizioni cinesi e quelle occidentali, superandone i confini culturali, musicali ed espressivi.
L’ultimo brano è Asamashi II per flauto di ceramica e chitarra (2019) di Mauro Montalbetti. Il flauto di ceramica, appositamente realizzato artigianalmente per l’occasione, utilizza un’ antica scala modale giapponese ed è tagliato in Sol, tessitura che contribuisce a dare al brano un colore scuro e introspettivo.
“Scritto per il flautista Vanni Montanari, Asamashi II per flauto e chitarra (2019) è la trascrizione di un lavoro di quasi vent’anni fa: Asamashi. In quel periodo, dal 1997 al 2002, i miei lavori erano fortemente influenzati dalla musica tradizionale giapponese. Ispirato da un antico Haiku dalla forte immagine naturalistica e allo stesso tempo malinconica, nella composizione si sviluppano motivi di un folklore immaginario (nessuna citazione di motivi originari), nato dalle tecniche di giustapposizione melodica della musica del teatro NO. Nella partitura si alternano o si sovrappongono materiali pentafonici, in continua trasformazione, creando così campi armonici affatto diversi che tentano di ricreare, senza nessuna velleità descrittiva, il brevissimo componimento poetico. Il titolo, fortemente evocativo e praticamente intraducibile nella lingua italiana – fuori dal contesto poetico originale – evoca la malinconia di chi ama in solitudine.” (Mauro Montalbetti, dicembre 2021)