Titolo | Musiche per Tre Chitarre del XX Secolo |
Compositori | Ferdinand Rebay, Paul Hindemith, Reginald Smith Brindle, Carlo Prosperi, Arrigo Benvenuti, Ennio Morricone, Alvaro Company, Andrea Talmelli |
Organico |
Trio di Chitarre |
Tracce |
Ferdinand Rebay Sei variazioni su “Alles neu macht der Mai” (1952) – Kleine Elegie (1953) – Lustige Alt-Wiener Weisen * – Paul Hindemith Rondò – Intermezzo (1925) – Reginald Smith-Brindle Music for three guitars (1970)**Carlo Prosperi Stellae inerrantes (1970)**Arrigo Benvenuti FroBorSal’s Trio (1973)**Ennio Morricone Tre studi per tre chitarre (2000-2001) – Un Raga? – Sulla VI corda – Inquinamento progressivo Alvaro Company Fuga a tre chitarre “pensando a Bach” (1999)*/**Andrea Talmelli Graffiti danzanti (2001)*/** |
Descrizione | *Prime registrazioni mondiali **Composizioni dedicate al Trio Chitarristico Italiano |
Altro | Note critiche al Librettoa cura di Alfonso Borghese |
Registrato | Giorgio Albiani presso “Il Mandorlo” |
Masters Audio | 2017, Marco Cardone per EMA Vinci records |
Alfonso Borghese, Roberto Frosali e Vincenzo Saldarelli
musiche di
Ferdinand Rebay, Paul Hindemit, Regonald Smith Brindle, Carlo Prosperi, Arrigo Benvenuti, Ennio Morricone, Alvaro Company,
Il TRIO CHITARRISTICO ITALIANO (Alfonso Borghese, Roberto Frosali e Vincenzo Saldarelli) è stato il primo complesso di tre chitarre classiche a costituirsi per una attività stabile, debuttando nel 1970. Unendo le loro personali esperienze, i tre musicisti (tutti allievi di Alvaro Company) hanno realizzato una proposta artistica del tutto nuova, con la riscoperta di una parte completamente sconosciuta della letteratura per liuto e chitarra dal Rinascimento al Novecento. Con il TRIO CHITARRISTICO ITALIANO è nato anche un repertorio di opere contemporanee per tre chitarre e per tre chitarre e orchestra. Molti compositori del ‘900, affascinati e stimolati dalle inconsuete possibilità sonore ed espressive dell’inedita formazione strumentale, hanno dedicato nuove composizioni al Trio che ha così aperto una strada originale nel panorama concertistico internazionale. Tra questi Bruno Bartolozzi, Arrigo Benvenuti, Sylvano Bussotti, Alvaro Company, Aldo Clementi, Francesco Pennisi, Aurelio Peruzzi, Carlo Prosperi, Lawrence Singer, Reginald Smith Brindle, Lorenzo Ferrero, Andrea Talmelli e Ennio Morricone. E’ stato ospite delle più importanti istituzioni musicali in Italia (Teatro Comunale di Firenze con l’orchestra del Maggio Musicale diretta da Riccardo Muti, Teatro Regio e Unione Musicale di Torino, Istituzione Universitaria dei concerti di Roma, RAI radiotelevisione Italiana, Amici della musica di Firenze e di Perugia, Accademia Chigiana di Siena, Teatro Massimo Bellini di Catania ed altre ancora) e all’ estero. Per due volte nel 1972 e nel 1975 al TRIO CHITARRISTICO ITALIANO è stato assegnato il premio I NUMERI UNO D’ ITALIA nella sezione musica da camera. Alfonso Borghese ha insegnato al Conservatorio di Firenze e tiene una Masterclass presso la Scuola di Musica di Fiesole, Roberto Frosali è stato docente al Conservatorio di Ferrara e presso la Scuola di Musica di Fiesole e Vincenzo Saldarelli all’Istituto Superiore di Studi Musicali di Modena, di cui è stato Direttore per molti anni. Il Trio ha inciso tre LP per RCA e un CD per Relief e l’attuale per EMA Vinci contemporanea.
Note illustrative al CD
di Alfonso Borghese
Le certezze del linguaggio musicale di fine ‘800, saldamente ancorato all’armonismo tardoromantico, nel ‘900 si disintegrano, frantumandosi in mille pezzi. La musica del XX secolo sarà una Babele di modalità arcaiche, musica popolare, cante jondo, serialità, gergo del jazz, puntillismo, dodecafonia, musica da film e intrattenimento, rock, minimalismo, esatonalismo, rumorismo, alea etc. Un libero guazzabuglio che, se da un lato arricchisce il lessico del compositore e il vocabolario dell’ascoltatore, dall’altro molto spesso disorienta entrambi, anche per la rapidità crescente dei nuovi mezzi di diffusione. Le tre chitarre colgono in questo CD alcuni piccoli frammenti di questo caleidoscopio novecentesco, ponendo anche in bella evidenza uno degli aspetti essenziali della lunghissima carriera del Trio Chitarristico Italiano, che non solo ha stimolato la creatività dei compositori contemporanei, ma ha anche incrementato la ricerca di musiche del passato con la riproposizione di musica dimenticata. E proprio in quest’ultimo contesto si inquadra la riscoperta di Ferdinand Rebay (1880-1953), compositore attrezzatissimo, allievo di Fuchs e vincitore del Premio Brahms. Benché fosse attivo nella Vienna del primo Novecento (era anche pianista e docente all’Accademia Musicale), dunque coinquilino di Schönberg, Berg e Webern, rimase invece più che saldamente ancorato alla tradizione tonale della prima scuola viennese. Conta nella sua copiosissima produzione più di seicento brani per e con chitarra, in gran parte dedicati alla nipote Gertha che studiava questo strumento. Nelle brevissime Sei variazioni su un esile canto primaverile si riconoscono palesi richiami a Mahler, così come dolci accenti brahmsiani informano l’Elegia, mentre il clima dell’Austria felix degli Strauss si ritrova nell’umoristico e rapidissimo poutpourri di Allegri ed antichi motivi della vecchia Vienna. Un unico pezzo dedicò invece alla chitarra Paul Hindemith (1895-1963) figura vivacissima anche dell’Espressionismo tedesco. La sua imponente sapienza compositiva non gli impedì di dedicarsi anche alla “musica d’uso” (Gebrauchsmusik) scrivendo fra l’altro, nel 1925, questo piccolo Rondò per tre chitarre. Il brano, presentato cinque anni dopo come intermezzo al festival della Nuova Musica nella giornata dedicata agli amatori (Hausmusik), è costruito con semplicità ma con sorprendenti intuizioni strumentali ed armoniche. Alla chitarra dedicò, invece, gran parte della sua produzione il compositore inglese Reginald Smith Brindle (1917-2003). Direttore del Conservatorio di Guilford, musicista eclettico, organista, clarinettista nonché chitarrista e allievo di Andrés Segovia alla Accademia Chigiana, fondò con Arrigo Benvenuti, Carlo Prosperi, Sylvano Bussotti, Alvaro Company e Bruno Bartolozzi la cosiddetta Schola fiorentina nata nella Firenze del secondo Dopoguerra attorno alla figura di Luigi Dallapiccola. Music for three guitars è un lavoro costruito su una serie dodecafonica organizzata dapprima in un episodio corale, poi su un ostinato seguìto da una sezione improvvisativa su elementi della serie. Gruppi di clusters e un lungo canone conducono le tre chitarre su un frammento conclusivo e finalmente all’unisono. Il suo sodale Carlo Prosperi (1921 – 1990) concepì invece la dodecafonia in modo sempre più libero, e alla fine quasi come un allargamento della tonalità. Ebbe un appassionato interesse verso la chitarra e, dal primo movimento del suo capolavoro In nocte secunda (per chitarra, clavicembalo e sei violini), trasse successivamente questo Stellae inerrantes, un moderno notturno suggerito dall’osservazione incantata delle stelle. Al contrario il lavoro di Arrigo Benvenuti (1925-1992) è la negazione ironica e dissacrante di ogni idioma chitarristico tradizionale. L’autore stesso raccontò di aver riflettuto su questo brano per un paio d’anni al fine di escludere tutte le convenzioni strumentali per lui desuete. Si compone di vari episodi:
– un esordio in cui le tre chitarre annunciano il loro antagonismo;
– una parte in cui la loro rivalità dispettosa si esprime in un sincopato jazzistico deliberatamente senza contenuti;
– un dialogo cinguettante e pettegolo fra corde glissate superficialmente;
– un episodio percussivo basato su un frammento progressivamente sempre più esteso;
– una nostalgica citazione del mondo liutistico rinascimentale cerca vanamente di prevalere sul caos conclusivo
La dedica è sorprendentemente contenuta nel piccolo enigma del titolo.
Una sorpresa è anche la dedica del lavoro di Ennio Morricone (1928) al Trio Chitarristico Italiano. Perché se da un lato Morricone deve la sua popolarità alle musiche da film, dall’altro ha sempre conservato gelosamente un suo secondo aspetto orientato verso la ricerca dei nuovi linguaggi. Allievo di Goffredo Petrassi, è stato un militante dell’avanguardia fin dagli anni ’60 quando a Roma era tra i membri più attivi di Nuova Consonanza insieme a Franco Evangelisti, Egisto Macchi, Domenico Guaccero e molti altri. Come un Giano bifronte (così ama definirsi), affascinato dalla modernità del Trio Chitarristico Italiano nel 2001, sua sponte vuol dedicare al Trio i Tre studi per tre chitarre attingendo al mondo della modalità con dovizia di sonorità particolarissime. Il primo, Un raga? è un percorso onirico verso la musica Indiana con le tre chitarre disaccordate in modo da rievocare un universo quartitonale. Nel secondo i tre esecutori competono violentemente ed esclusivamente Sulla sesta corda (cosi il titolo). Inquinamento progressivo invece trasforma gradualmente un iniziale impianto modale puro in un vortice turbinoso di nuove libertà, laddove traspare tutta la sapienza contrappuntistica dell’autore. Ma il gioco combinatorio della polifonia ha da sempre ispirato anche l’opera di Alvaro Company (1931), più volte definito quasi un moderno fiammingo. Orientato fin dalle prime esperienze verso la serialità e la dodecafonia, produce nel 1963 Las Seis Cuerdas, un testo fondamentale per la chitarra contemporanea e che ne esplora tutte le possibilità coloristiche. Successivamente la sua intenzione compositiva si modifica, fino a recuperare, con una scrittura sempre legata a un gioco xcontrappuntistico nitidissimo, tutti gli archetipi che i grandi autori del passato avevano depositato nel suo paesaggio interiore. Nascono così brani che ripensano a Purcell, Milhaud, Skriabjn, Fauré, Ravel, Ellington ed anche questa Fuga a tre chitarre, appunto pensando a J.S. Bach, costruita sul ricordo del rigore canonico. Andrea Talmelli , di tutti il più giovane (1950), coniuga con i suoi Graffiti danzanti l’antico e il moderno. Semplici segni, tracce, murales, incisioni su pietre, su metalli o altro, sembrano inermi e immutabili nel tempo. Ma, come osservati da un treno in velocità, improvvisamente si animano, scorrono, mutano passo, si sovrappongono al loro stesso rapporto col tempo. Ciò che appariva pietrificato ora danza e si fa struttura musicale, rinnovandosi continuamente nei ritmi, nei colori, attraverso episodi che assumono le sembianze di percorsi orientati.
Trio Chitarristico Italiano
The first instrumental group of its kind in the world, the Trio Chitarristico Italiano, founded by Alfonso Borghese, Roberto Frosali, Vincenzo Saldarelli, made its debut in 1970.
Combining their individual talents, the members of the Trio embarked on a completely new path, rediscovering a long lost aspect of the lute and guitar repertoire from the Renaissance to the 20th Century.
The Trio Chitarristico Italiano has created a new repertoire of contemporary works for three guitars and for three guitars and orchestra. Many of the 20th Century composers such as Bruno Bartolozzi, Arrigo Benvenuti, Sylvano Bussotti, Alvaro Company, Aldo Clementi, Francesco Pennisi, Aurelio Peruzzi, Carlo Prosperi, Lawrence Singer, Reginald Smith Brindle, Lorenzo Ferrero, Andrea Talmelli and Ennio Morricone, intrigued by the unlimited possibilities of sound and expression of such an unusual instrumental ensemble, wrote their works especially for the Trio Chitarristico Italiano.
The Trio Chitarristico Italiano has appeared at the most prestigious venues in Italy (Teatro Comunale in Florence with the Maggio Fiorentino Orchestra conducted by Riccardo Muti, Teatro Regio and Unione Musicale in Turin, Amici della Musica in Florence and Perugia, Istituzione Universitaria dei Concerti in Rome, Accademia Chigiana in Siena, Teatro Massimo Bellini in Catania) and in many countries abroad (Scandinavia, Germany, Great Britain, France, Benelux, Spain, Portugal, Israel, Turkey, North America, Hong Kong, Philippines, Japan).
The Trio Chitarristico Italiano was awarded in 1972 and again in 1975 with the Prize “I NUMERI UNO D’ ITALIA” in the chamber music section.The Trio has recorded three LP for RCA, a CD for Relief and this CD for EMA Vinci records.
Registrato presso Il Mandorlo da Giorgio Albiani
Masterizzato in EMA Vinci service da Marco Cardone – Progetto ed impianto grafico EMA Vinci service, Giuseppe Scali.