Morning Birds – Roberto Fabbriciani, Alessandro Sbordoni, Giuseppe Silvi

1. Morning Birds Alessandro Sbordoni
per ottavino, bayan, sax e live electronics

2. Maknongan, Giacinto Scelsi
per bayan solo

3. Bivir Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan

4. Rag Free 1 Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

5. Two John Cage
per flauto, bayan

6. Rag Free 2 Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, sax e live electronics

7. Air Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

8. Night birds Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

 

Roberto Fabbriciani flauti

Alessandro Sbordoni bayan

Giuseppe Silvi electronics

 


Etichetta EMA Vinci contemporanea
UPC 0650414745778
© Copyright EMA Vinci
℗ Produttore EMA Vinci records
Anno di produzione 2021
Catalog Number 40119
Genre #1 Contemporary
Durata 01:07:19
Data di pubblicazione 10/06/2021

 

In questo CD si individuano diversi modi o forme mediante i quali il suono e il testo si corrispondono tra loro. La musica ‘vive’ davvero infatti solo nel momento in cui diventa fatto sonoro, eseguito, ascol- tato e fatto risuonare in un ambiente.
Ci si muove qui tra due estremi: dal testo scritto in partitura, che quindi viene classicamente ‘ese- guito’, ad almeno tre improvvisazioni ‘libere’, registrate cioè nell’atto del loro prodursi, senza quindi nessun riferimento scritto e all’istante. Si apre dunque tutto il ventaglio della performance, della mu- sica nel suo farsi, ‘inventata’ ex tempore o ‘predeterminata’ secondo vari metodi e livelli di scrittura. È il caso a questo punto di indicare i diversi gradi di ‘fissazione’ delle composizioni presentate in questo CD. Il grado più ‘classico’ è quello di Bivir, di Alessandro Sbordoni, per flauto e fisarmonica bayan, classicamente scritto in partitura ed altrettanto classicamente eseguito.

Un secondo gradino è quello della trascrizione, in questo caso Maknongan di Giacinto Scelsi, in cui il compositore scrive tutti i parametri come in un normale spartito, lasciando però aperta la possibilità di usare qualsiasi strumento, semplicemente indicando che deve trattarsi di uno strumento ‘basso’. Qui Alessandro Sbordoni, autore della trascrizione ed esecutore del brano, usa perciò il registro grave del bayan, creando, come si sentirà, una sorta di dialogo tra le due tastiere di questo magnifico stru- mento, con un’avvincente alternanza e un ‘gioco’ di registri.

Altra è l’impostazione del pezzo di John Cage, Two, qui per flauto e bayan, che il celebre autore ha dedicato a Roberto Fabbriciani. Il pezzo è originariamente scritto per flauto e pianoforte, ma Alessan- dro Sbordoni ha trascritto la parte del pianoforte per il bayan. Ne emergono suggestive colorazioni timbriche, nascenti dalla profonda musicalità di John Cage, la cui armonia densa e fascinosa sul bayan risalta in modo del tutto particolare. Cage adotta una scrittura “aleatoria”, si limita cioè a fissare sulla carta alcune indicazioni, lasciando libero ad esempio il modo e il tempo delle sovrapposizioni accordali, e dando al flauto un range di tempi all’interno dei quali svolgere i suoi interventi di suoni non-temperati.

Air è invece un’improvvisazione a pieno titolo, della quale cioè non esiste un testo scritto, ma solo appunti emergenti dalla pratica che i tre performer possiedono in comune, ed è quindi stata già ‘eseguita’ (le virgolette sono d’obbligo) più volte.
Le altre improvvisazioni presenti nel CD sono infine del tutto libere, cioè registrate nell’istantanea estemporaneità del loro farsi. Certo la registrazione ‘congela’ in qualche modo l’improvvisazione, la rende non più un processo in fieri, ma un prodotto non più modificabile. Qui però bisogna avere il coraggio di ragionare più ‘in grande’, oserei dire, riconoscendo che il lavoro di fissaggio fonografico, con qualsiasi tecnologia esso avvenga (vinile, nastro, cd, digitale…), costituisce un momento di un processo più ampio, svolgentesi in un tempo lungo, grazie al quale una improvvisazione può ‘vivere’ e quindi organicamente svilupparsi e ‘crescere’ nel tempo. Qualunque performer conosce l’impor- tanza di questo ‘sviluppo nel tempo’ di una composizione improvvisata. Del resto quanti composi- tori/performer hanno passato le loro notti al turntable, come ricorda efficacemente Giancarlo Schiaffini, per acquisire capacità e cognizione di una prassi improvvisativa degna di questo nome? Ecco, ci farebbe piacere di aver dato anche noi un piccolo contributo in questo senso, facendo emergere un musicking sempre più libero, mediante un vivo improvvisare. [ Alessandro Sbordoni ]