Daniele Faziani (Sax) e Stefano Malferrari (piano)
- – Sette (sax soprano e pianoforte)
- – Octosax (sax contralto e pianoforte)
- – Noter en passant (sax tenore e pianoforte)
- – Terriculum (sax baritono e pianoforte)
- – À Rebours (quartetto di saxofoni e pianoforte)
con la partecipazione di The Historical Saxophone Quartett
(Sax soprano Daniele Faziani – Sax alto Riccardo Baldi – Sax tenore Michele Grassani – Sax baritono Alessandro Creola).
Five around the Sax è composto da cinque brani: quattro duetti e un quintetto; ciascun duetto tratta una delle principali voci del sax (baritono, contralto, tenore, soprano), sempre in dialogo con la voce del pianoforte che funge un po’ da “pietra di paragone”. I diversi caratteri delle quattro tipologie di sassofono si ricompongono nel quintetto finale dove l’aspetto timbrico, così come quello armonico, viene ulteriormente indagato nella particolare strutturazione dell’impianto formale complessivo. Five around the Sax è concepito dunque come un viaggio in cinque tappe, differenziate da scelte stilistiche spesso contrastanti: dai ritmi di danza che connotano varie sezioni del brano di apertura, alle sonorità vicine all’elettronica prodotte dagli armonici e dai multifonici impiegati nelle polifonie del quintetto. Anche le scelte formali sono assai differenziate.
Il presente progetto discografico nasce dall’incontro con Daniele Faziani e Stefano Malferrari ai quali va tutta la mia gratitudine, non solo per il loro decisivo contributo artistico, ma anche per la passione e la sensibilità con le quali hanno portato a compimento questo lavoro. Sono altrettanto riconoscente a Riccardo Baldi, Alessandro Creola e Michele Grassani (componenti, insieme a Daniele Faziani, del Historical Saxophone Quartett) per la loro preziosa collaborazione. Un grazie infine a Giuseppe Scali, Marco Cardone e Riccardo Magnani, veri artisti del suono, per la generosa disponibilità e per l’impegno che li contraddistingue nella diffusione della musica d’oggi attraverso la discografica Ema Vinci. (Alessandro Magini)
NOTER EN PASSANT (sax tenore e pianoforte)
Si tratta di 12 “annotazioni” musicali, ciascuna basata sulle note di una sequenza; 12 brevi “schizzi” caratterizzati da ritmi e modi che convergono nelle sezione centrale (VI) in tipici passi di danza all’ungherese (Lassu e Friss). Una sorta di piccolo diario sonoro legato alle mie frequentazioni danubiane, con un pensiero rivolto a Béla Bartók.
OCTOSAX (sax contralto e pianoforte)
Octosax è la rielaborazione per sax contralto e pianoforte di Otto (pianoforte e fisarmonica). Sono quattro quadri che fanno riferimento ai quattro elementi (Gutta cavat lapidem, Ardor, Liquidum per aethera, Tellus) ricordando le letture di Gaston Bachelard.
SETTE (sax soprano e pianoforte)
Una sorta di fantasia-suite in sette sezioni nelle quali viene sviluppata in molteplici combinazioni la cellula tematica prodotta da una seconda maggiore discendente e dal suo rivolto, una settima minore ascendente e dalle sue varianti.
TERRICULUM – Satiro-Sax-Suite. (sax baritono e pianoforte)
“…E fenne spaventacchio alle formiche,
Che m’avean guasto un campo pien d’ortiche”
(dai Sonetti di Domenico di Giovanni detto il Burchiello)
Terriculum, cioè spaventacchio, spauracchio, spaventapasseri: l’origine risale al mondo greco-romano ed è riconducibile a Priapo, divinità legata alla forza generativa e alla fertilità dei campi. Un fantoccio, rappresentante appunto Priapo, oppure un satiro, veniva innalzato nelle campagne per tenere lontani malintenzionati e uccelli, ma anche la sorte avversa. Tale tradizione è giunta fino a noi e si è diffusa in tutto il mondo, unita a danze e canti propiziatori. Su questo curioso tema mi era stato chiesto di scrivere qualcosa per il sax. Ho pensato allora ad uno scherzo musicale, una sorta di grottesca, caratterizzata dall’uso parodistico-satirico di stili diversi e variamente combinati, appunto una satiro-sax-suite.
À REBOURS
“Progressioni-retrospettive” verso la Toccata VII di Michelangelo Rossi (1630 ca.)
Sax soprano – Sax contralto – Sax tenore – Sax baritono – Pianoforte
Il titolo À rebours (a ritroso, al contrario, all’indietro) evoca immediatamente il celebre romanzo di Joris-Karl Huysmans. Ma la presente partitura s’ispira solo vagamente a quel capolavoro della letteratura francese. Ho preso in prestito tale titolo soprattutto perché mi è parso una buona sintesi del procedimento che ho usato nel comporre, vale a dire un progressivo “viaggio a ritroso” idealmente concepito per incontrare un altro capolavoro della musica strumentale seicentesca: la Toccata VII (1630 ca.) di Michelangelo Rossi (Genova ca. 1601-Roma 1656). Questa Toccata appartiene a un repertorio del tutto sperimentale e innovativo, caratterizzato da un affascinante uso del cromatismo, tipico della raffinata produzione vocale e strumentale di artisti come Tarquinio Merula, Gesualdo da Venosa, oltre naturalmente Girolamo Frescobaldi, Luca Marenzio, Nicola Vicentino, Adriano Willaert. Nelle pagine di questi antichi maestri si ritrovano ancora oggi una freschezza e un’originalità di pensiero e di linguaggio che, a parer mio, annullano la distanza temporale e stabiliscono momenti di vicinanza estetica e concettuale con la modernità.
À rebours è strutturato in sette sezioni (sette “progressioni inverse”): le prime sei (dalla durata complessiva di 10’) sono da considerarsi come tappe di un non lineare viaggio sonoro che conduce all’incontro finale (VII parte, appunto) con la Toccata VII, quest’ultima elaborata in una versione di 4’ minuti nella quale il quartetto di sassofoni ha il compito di rileggere ed espandere l’originale scrittura per tastiere (mantenuta inalterata nella parte pianistica) che genera nuove voci e nuove strutture polifoniche.
Le sezioni da 1 a 6 utilizzano brevissimi frammenti del lavoro di Rossi, ma soprattutto tentano di svilupparne quel senso d’imprevidibilità prodotto da improvvise mutazioni (armonicheritmiche-timbriche) che inducono ad altrettante variazioni della prospettiva (o “retrospettiva”) di ascolto. Il sottotitolo “Progressioniretrospettive” è anch’esso preso in prestito dalla letteratura, questa volta inglese. Si tratta del noto “Schema Linati” elaborato da James Joyce per spiegare al suo collega italiano, Carlo Linati, la struttura di Ulysses e le relative tecniche/arti di riferimento: per Nausika e il vortice “spazio-temporale” che investe la spiaggia di Sandymount, Joyce indica: “Progressioni-retrospettive”. Per i riferimenti allo specchio rimando a Orphée di Jean Cocteau.
Alessandro Magini
REFERENCE & DOCUMENTAZIONI
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