Artista Principale Paolo Carlini fagotto
PROGRAMMA
- ARIE VIRTUOSE per fagotto e orchestra – Azio Corghi (orchestra I Pomeriggi Musicali – direttore Alessandro Cadario)
- FATALES FAGOTT per fagotto e Soundtrack Digitale Stereo – Nicola Sani (elettronica Alvise Vidolin)
- MAL DI LUNA per fagotto e violino – Fabrizio De Rossi RE (violino Pieranunzi)
- CONCERTINO III per fagotto e orchestra – Marco Taralli (orchestra I Pomeriggi Musicali – direttore Alessandro Cadario)
Il fagotto del presente ovvero Paolo Carlini di Renzo Cresti
Paolo Carlini è notoriamente un eccellente fagottista, il far parte di numerose e prestigiose orchestre ne certifica la carriera. Ma Paolo Carlini è anche colui che ha dato dignità a uno strumento non molto considerato nel mondo della composizione fino a qualche decennio or sono, diventando un imprescindibile punto di riferimento per la scrittura della musica del nostro presente. In questo cd, sceglie di presentare quattro compositori uno diverso dall’altro, consentendoci di apprezzare la molteplicità degli stili e soprattutto di ammirare la sua straordinaria capacità interpretativa, la quale non è solo legata alla bravura tecnico-strumentale ma alla naturale attitudine a entrare nei variegati mondi sonori di musiche differenti, inclinazione fondamentale perché senza questa dote la bravura dell’esecutore rimane un aspetto necessario ma non sufficiente a cogliere il senso profondo della musica che si suona. Eccezionale Carlini, come del resto il violinista Gabriele Pieranunzi (nel pezzo di Fabrizio De Rossi Re), Alvise Vidolin (nel brano di Nicola Sani) e l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano, diretta da Alessandro Cadario.
Azio Corghi (Ciriè 1937) è stato e continua a essere un punto di riferimento importante per il mondo della composizione e per la didattica e anche per la sua attività di revisore alla quale, in qualche modo, il brano qui proposto si riallaccia. Uno degli aspetti salienti della poetica di Corghi è proprio quello di rielaborare il passato, facendolo rivivere in forme musicali e culturali nuove. In Arie virtuose (2016), il gran gesto di apertura del fagotto è esplicito dei tratti stilistici ed espressivi che si susseguono in questa rilettura di parti o frammenti provenienti da opere liriche (raccolte nel fondo Foà e Giordano della Biblioteca Nazionale di Torino) di Antonio Vivaldi. La struttura musicale di Arie virtuose fa costante riferimento a Hop frog, una composizione scritta dallo stesso Corghi nel lontano 1969, a significare una coerenza di percorso artistico invidiabile. Sul tessuto armonico pantonale degli archi si inseriscono le parti tonali tratte da Vivaldi ed eseguite dal fagotto, il quale diventa il protagonista di una sorta di scena teatrale, in cui la gestualità del solista e la flessuosità del fraseggio danno vita a una narrazione sonora, facendo riferimento a Vedrò con mio diletto dall’opera Il Giustino. Scrive Corghi che questa melodia, «interferendo con le altre arie, evidenzia alcuni momenti della vita di Vivaldi: dalla nomina a maestro dei concerti e maestro di coro dell’Ospedale della Pietà veneziano fino al successo internazionale che lo condusse a essere impresario di se stesso. L’impennata conclusiva di Arie virtuose intende essere un omaggio alla brillantezza senza pari e all’invenzione musicale di Antonio Vivaldi come pure alla sua perfezione nel definire i tratti caratterizzanti di quel nuovo Concerto solistico che introduce, nella parte dell’interprete, un ‘lirismo’ fino allora sconosciuto. Lirismo riscontrabile anche nei suoi 37 (oltre ai 2 incompleti) Concerti per Fagotto» e che Carlini interpreta non solo con incomparabile bravura ma con sentita partecipazione.
Nicola Sani (Ferrara 1961) è personalità di rilievo non solo nel campo della composizione ma anche in quello organizzativo e istituzionale. Opera un lavoro di scavo all’interno della materia sonora, abbinato all’analisi del tempo e dello spazio che si riscontra pure nel brano qui presentato. Fatales Fagott Solo (2019) prende forma dalla collaborazione fra Nicola Sani e Paolo Carlini, il quale ha sondato molteplici possibilità sonore del suo strumento, multifonie che sono state poi sottoposte a elaborazioni digitali a opera di Alvise Vidolin al CSC-SaMPL di Padova. Da un lato, ne deriva una dimensione sonora sferica e sospesa, come posta ai limiti del possibile, dall’altro sembrano farsi concreti i rumori metropolitani, stridenti e gracchianti, materici e ruvidi. Sia nell’astrattezza liquida che nella concretezza materica pare voler farsi strada un tentativo di canto del fagotto, che richiama una vocalità umanistica ora sconvolta ora utopica ora auspicata. Il titolo deriva da un disegno di Paul Klee, esposto presso il Museum Berggruen di Berlino, che è stato – come riconosce lo stesso Sani – di grande ispirazione per la creazione di questo progetto: «Fatales Fagott Solo è costruito in base a suoni distribuiti, de-composti nello spazio, rendendo quella dell’ascolto un’esperienza unica anche da un punto di vista acustico e percettivo. […] Un campo di possibilità di ascolto che rende ogni esecuzione sempre… fatale».
Fabrizio De Rossi Re (Roma 1960) è una sorta di cosmonauta musicale ossia un viaggiatore dell’universo sonoro, fuori dai percorsi omologati, un cosmonauta che gira attorno al mondo (della musica), con antenne sensibilissime, pronto a cogliere ogni sollecitazione acustica, risuonante, gestuale, per poi trasfigurarla in un suo stile del tutto originale. De Rossi Re riesce a compiere una sintesi dei multipli in un modo personalissimo. Mal di luna fa parte di una raccolta di pezzi per due strumenti (Licantropie amorose) che viene dopo Luna de enfrente (421 lune) del 2013, per flauto e sassofono con elettronica. Una raccolta originalissima di dialoghi e voci notturne dedicata alla luna attraverso delle coppie di strumenti. Il fagotto e il violino si rincorrono in una danza fantasmagorica, durante la quale sembra materializzarsi il fantasma di Paganini. Musicalmente si tratta di un’elaborazione geniale di alcuni frammenti tematici ripresi dal primo tempo, Largo, del Duo concertante n. 2, per violino e fagotto del grande compositore genovese. Il materiale originario viene trasfigurato, come in un ritratto di Francis Bacon. Straordinario il duo di Paolo Carlini con Gabriele Pieranunzi.
Marco Taralli (L’Aquila 1967) è conosciuto per una serie di brillanti lavori sinfonici e per due opere teatrali importanti, Nûr (2012) e La rivale (2016), lavori dalla vocazione narrativa. Centrale nel suo modo di intendere e scrivere musica il rapporto con la tradizione; nel suo sito internet si legge una frase di Gustav Mahler: «La tradizione è la custode del fuoco, non l’adorazione della cenere». Il Concertino III risale al 2017; è stato pensato come una libera forma-sonata, come dice l’autore, «dove gli elementi tradizionalmente ‘liquidi’ (introduzione, transizioni, passaggi modulanti, sviluppo) acquistano una propria dignità ‘tematica’ e un peso strutturale importante, e dove al posto della ripresa viene presentata una sintesi del lavoro in una sorta di jazz waltz». Nell’Introduzione vengono presentate le idee portanti del lavoro, che saranno successivamente esposte e trattate sia in forma melodica che in quella di fondamentali armoniche. L’Introduzione assume a tratti il carattere di cadenza del solista, dove l’abilità di Carlini si manifesta subito. Inizia con un Adagio nel quale i legni caratterizzano subito la sonorità, assai romanticamente distesa, con gli archi in sordina, lentamente, seppur con qualche bicordo più stringente. A differenza degli altri brani presenti in questo cd, nel Concertino l’evidenza melodica del fagotto è sempre in risalto e sempre associata, intrecciata, all’ordito strumentale, piano e scorrevolissimo, un morbido cuscino di suoni, ovviamente più levigati nei movimenti lenti ma ugualmente delicato e dall’andamento senza scosse anche in quelli veloci. La partitura è lunga e variegata, con primo tema su cellula ritmica di croma-pausa-pausa-croma, transizione e secondo tema che, come da tradizione, ha carattere più disteso. Alcuni cambi di tempo (2/4, 4/4, 5/4 etc.), piccoli ostinati, brevi cadenze etc., rendono articolato il procedere, mantenendo comunque un andamento ‘libero’ e sciolto del solista e il tratto omogeneo e scorrevole dell’orchestra. Formalmente si ha il classico sviluppo, ripresa, con finale Jazz waltz e coda. Ancora una volta una bella prova espressiva di quel grande fagottista che è Paolo Carlini. Ma bella prova di tutti, compositori e interpreti, un lavoro da raccomandare.
REFERENCE
EMA VINCI News
13 Maggio 2020
Gothicnetwork.org_Il fagotto contemporaneo
Fibbiana, 25 Settembre 2019
Nicola Sani dedica la sua composizione al fagottista Paolo Carlini.
Fatales Fagott è un opera per fagotto ed elettronica, dove la parte dell’elettronica è stata realizzata e curata assieme a Nicola Sani da Alvise Vidolin.
Il nome del lavoro prende origine da un quadro di Paul Klee (1879-1940) intitolato Fatales Fagott Solo esposto al Museum Berggruen di Berlin. Da qunato racconta Nicola Sani, la visione di questo quadro nel museo di Berlino fu illuminante.
Progetto Fonico e Artistico, Disegno del Suono: Giuseppe Scali
Programmazione Informatica della registrazione: Marco Cardone
Fonico di sala Riccardo Magnani
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EDITING IN STUDIO
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