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CAMPANA SOTTOVOCE – Pier Luigi Berdondini, Modern Sarti Ensemble

Descrizione

Drammaturgia e voce recitante di Pier Luigi Berdondini su versi di Dino Campana

 

Musica di Giorgio Colombo Taccani

 

Modern Sarti Ensemble:

Donato D’Antonio chitarra

Roberto Noferini violino

Francesca Bassan viola

Anselmo Pelliccioni violoncello

Tiziano Negrello contrabbasso

 

  1. Campana sottovoce
  2. Acqua di mare amaro

 

L’idea di questo CD e ancor prima l’idea di un concerto in sottovoce sui versi di Dino Campana, nasce per caso. Come tutte le cose, un po’ temerarie, un po’ presuntuose. Temerarie perché di drammaturgie, monologhi ed esaltazioni della poetica campaniana è denso l’orizzonte. Presuntuose perché, al contrario di una prolifera gamma di interpretazioni che hanno messo in luce l’esasperazione di un poeta folle e della sua follia, questo Campana nasce in sottovoce. In sottovoce, ma non a bassa voce. Una poetessa faentina Monica Guerra mi presentò, durante uno dei miei vagabondaggi in terre romagnole, il maestro Donato D’Antonio, chitarrista. Eravamo alla vecchia sede della Scuola di Musica Giuseppe Sarti, ascoltai una manciata di minuti di Donato alla chitarra e davanti a lui chiamai Giorgio Colombo Taccani, la principale vittima dei miei tormenti creativi. Ascoltando la duttilità dei fraseggi di Donato, mi scoppiò in mente un Campana in sottovoce e lo proposi a Giorgio, appunto per telefono. Giorgio Colombo Taccani è un compositore di spirito, non solo per la sua capacità di sublimare il suono oltre la nota di competenza, ma anche di cogliere al volo l’anima dei percorsi artistici. Lo decidemmo lì per lì al telefono, con Donato appena conosciuto. Aggiungendo alla chitarra violino, viola, violoncello, contrabbasso. La drammaturgia che ho elaborato è generata dalla centralità del sottovoce. Sottovoce, ma non a bassa voce. Un sottovoce di traccia, umile nell’ascoltare la voce della scrittura di Campana. Affidando vibrazione, tremito, sussulto e accento a un viaggio nei suoni della poesia di Canti Orfici e abbozzi, quaderni, taccuini, versi editi e inediti del poeta di Marradi. Senza preoccupazione di algida coerenza ho scelto la sonorità, il richiamo costante alla visione, privilegiando aiuole inaccessibili per chi cerca di capire la poesia, fertili generatrici di tumulti del cuore per chi cerca di ascoltare la poesia. Ho cercato la coerenza di un percorso per sbandamenti sonori. La voce della poetica campaniana non è voce di fine dicitore, ascolterete sinusoidi, adagi, strilli, in un continuo frastagliato a espandere e comprimere i nervi della voce nelle pertiche del suono. Il divenire della drammaturgia è assemblaggio ribelle a coerenza di antologia, il percorso si affaccia su labirinti sonori che contagiano i versi integrali di una poesia a frammenti, lacerti, cartigli estratti dai versi di un’altra poesia. Si alternano, si distinguono e si confondono poesie conosciute e versi ingiustamente in disparte. Un percorso inusuale. Non potevo che essere io stesso interprete di questa girandola di suoni, per quella “…musica fanciulla esangue…regina de la melodia…” per quel “…sogno svanito / nei gorghi della sorte…” e per quel “…tappeto / rosso e commovente come un re in esilio/ in un sogno di regno sopra i cieli…” Ho cercato di farmi un interprete che nulla affida alla correttezza di dizione e alla asettica coerenza di accenti e inflessioni, per dare licenza al fuoco dei versi. L’ascoltatore incontrerà nella mia voce una catarsi intermittente che cerca di affrontare alti scogli, barriere coralline, spiagge, estraneità e confidenze che dona il suono della poesia di Campana. In immersione navigando voce senza timone, tra fuoco e galaverne, diventano compagni di strada rari e frequenti, piccoli e marcati inciampi, refusi vocali, delicati stenti. Significative estraniazioni di una interpretazione che prescinde da essere perfetta per essere trasmissiva. Trasmettere il sentimento di un percorso, non il percorso. Sentimento, è coerenza di abbandono, lasciarsi andare, farsi transitare dalla parola e non transitarla fino a esserne servo. In oltre cinquanta minuti di poesia, intima, toccante, in esilio da ogni intimismo per quel “… la dimora/varcai del nulla e dell’ebrezza fiero…” Per priorità di ascolto, non di lettura che lo accompagni, non sono pubblicati nel libretto i versi della drammaturgia. Sfumature e accenti, tra pianissimi e fortissimi, disciplina del sottovoce e ricerca di duttilità espressiva, si estendono ad Acqua di mare amaro, per voce e chitarra. Drammaturgia che ho liberamente elaborato sui suoni di mare dei versi di Campana. E solo sui suoni di mare. Un dialogo marino tra corde, vocali ed evocative. Sonorità di abbrivio ai vibranti conforti e sconforti della sua poesia “…e udii canto udii voce dei poeti”. Voce e canto di salsedine e vele, vico marino e porto, notte tirrena e sogni dei mattini. Voglia atroce, eterne rotte, turbini di suono. Un CD di labirinti sonori, in una spirale di contrappunti e abbracci che solo in sottovoce cerca di cogliere la visione sonora che infiamma la sua poesia. Ma non sarebbe un Campana sottovoce, senza il contrappunto di Giorgio Colombo Taccani, mutualismo di una musica che ha saputo cesellare e trasgredire, accarezzare e schiaffegiare la poesia. Chitarra e archi si fanno dizione e silenzio di un vibrato apparentemente alterato, sostanzialmente coadiuvato alla dinamica dei versi. E’ il genio birichino di Giorgio che sa imprimere la propria cifra distintiva nel rispetto e nella valorizzazione della parola poetica. E non sarebbe un sottovoce, senza artiglio e sussurro di Modern Sarti Ensemble, una chitarra e quattro archi che sparigliano la disciplina di esecuzione per farsi perfetti interpreti di sinusoidi sonore che fanno amore con la voce della poesia campaniana. Musicisti versatili, da anni interpreti della musica del Novecento e dei nostri giorni, collaborano con compositori del panorama internazionale in stagioni, festival e rassegne musicali, in Europa, Giappone e America del Nord. Ascolterete suono e suoni di Roberto Noferini al violino, Francesca Bassan alla viola, Anselmo Pelliccioni al violoncello, Donato D’Antonio alla chitarra e Tiziano Negrello al contrabbasso. L’ osmosi tra la mia voce e i loro strumenti è cresciuta e si è affinata con vibrante intensità. Insieme e sottovoce, con la stessa leggerezza e audace determinazione che ci accomunò quando decidemmo di dar suono a questa impresa.

 

Pier Luigi BerdondinI

 

© 2023 EMA Vinci 70305

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